Mentre l’intrattenimento funziona, la fiction è l’anello debole della programmazione degli ultimi anni di Mediaset. Le serie storiche hanno esaurito la propria forza e le proposte della serialità del Biscione si sono ridotte al thriller della Taodue e al melò della Ares.
Il tentativo di rinvigorire il settore comedy (con l’entrata in gioco di altre case di produzione) si è rivelato fallimentare: I Misteri di Laura e Tutti insieme all’improvviso si sono rivelati dei flop di ascolti.
Un ripensamento generale per la fiction Mediaset è ormai necessario e improcrastinabile. A dare il la alla discussione ci pensa Alessandro Salem, direttore generale Contenuti Mediaset, in un colloquio con il Corriere della Sera.
Il futuro della fiction di Cologno Monzese passa anche da Immaturi – La serie, tramite cui si tenterà di serializzare il successo dell’omonimo film diretto da Paolo Genovese e dei suoi protagonisti. Nel cast ritorneranno alcuni attori che già avevano preso parte alla pellicola: Luca e Paolo, Ricky Memphis, Maurizio Mattioli, oltre a Ilaria Spada, Nicole Grimaudo, Daniele Liotti. Le riprese partiranno tra un paio di mesi, la serie sarà composta da otto puntate che saranno trasmesse nel 2017.
Salem puntualizza:
La lunga serialità è la cosa più difficile da realizzare per un network, è più complicata da costruire rispetto alle miniserie. […] Quando pensi in lungo devi ragionare in termini di intrattenimento ed evasione. E allo stesso tempo far sì che lo spettatore si affezioni a un mondo o a dei personaggi.
E poi aggiunge:
C’è anche un’altra via che vogliamo riprendere, quella di raccontare grandi fatti e grandi personaggi della storia contemporanea, pezzi di storia d’Italia, come abbiamo fatto con tante miniserie, da Borsellino a Provenzano, fino a Maria Montessori.
Su questo punto ci permettiamo di essere critici. Il formato miniserie è antieconomico per un network commerciale e non riesce a centrare l’obiettivo principale di ogni tv commerciale: quello di serializzare i suoi prodotti. Inoltre con le biopic sui grandi personaggi si rischia pericolosamente di avvicinarsi agli standard retrò di Rai1. Ed è ormai appurato che i prodotti che funzionano su Rai1 non ottengono altrettanto successo sulla Canale 5 del 2016 (ma è stato così fin dalle origini, anche la Canale 5 di Silvio Berlusconi, per imporsi, ha dovuto proporre modelli innovativi rispetto a quelli del primo canale).
In questo filone però arriverà presto (a fine primavera) la miniserie Chiamatemi Francesco, in due puntate da 100 minuti, versione estiva dell’omonimo film prodotto da Mediaset e Medusa. A metà marzo, invece, arriva la nuova serie con Garko e Sandrelli, Non è stato mio figlio, mentre per aprile è previsto Task Force con Raoul Bova e Megan Montaner.
Salem, inoltre, fa un’interessante riflessione sul ruolo della televisione generalista e sulla sua missione in un’epoca in cui l’offerta è abbondante e super-frammentata:
Dobbiamo trovare il modo di essere contemporanei, pensare a formule nuove per stare su un mercato notevolmente cambiato: il digitale ha modificato l’offerta, l’on demand i modi e i tempi di visione. La tv generalista deve puntare su contenuti originali in grado di far fermare spettatori che sono sempre in corsa, e per questo devi emergere dal magma dei 100 canali. La chiave per un network generalista come Mediaset è la capacità di aggregare. Perché se la pay e l’on demand creano un consumo isolato e non condiviso, la nostra forza è quella di riunire davanti alla tv persone che discutono di quello che stanno vedendo sul cosiddetto second screen (lo smartphone o il tablet). […] La nostra contemporaneità sta nel produrre non isolamento, ma condivisione
