Dopo mesi di puntate decisamente sottotono, ieri sera Servizio Pubblico è tornato ai livelli del “vecchio” Michele Santoro.
Il miracolo è riuscito grazie ad un nutrito e interessante parterre di ospiti (leggi qui le info sulla puntata), all’intervista a Celentano e soprattutto al tema scelto: l’amata e odiata Rai, Radiotelevisione Italiana.
Finalmente Santoro ha ritrovato il “nemico” nella sua narrazione e finalmente il pubblico ha ritrovato il Michele di un tempo.
Sia chiaro: tutto le critiche che sono state mosse ieri sera alla Rai potevano essere espresse anche dalle frequenze della tv di stato (e in passato Santoro lo ha già fatto).
Il fil rouge della puntata è stato quello della decadenza della Rai, imbavagliata dalla lottizzazione politica e vittima di una strategia troppo simile a quella della “perfida” Mediaset.
Temi non certamente nuovi ed è parso quasi surreale che quando Maurizio Belpietro ha ricordato che la Rai è “nata lottizzata” (Rai 1 alla Dc, Rai 2 al Psi, Rai 3 al Pci) sia stato zittito alla maniera del “si stava meglio quando si stava peggio”. Santoro ha infatti affermato che almeno a quel tempo c’erano grandi partiti e non personalismi. Contento lui…
Una delle critiche più volte mosse durante la serata è stata quella che la Rai non difende il proprio prodotto. Ed infatti a “difendere” la Rai (in quanto persone con un ruolo importante nella tv pubblica) è rimasta solo la giornalista Lucia Annunziata.
Due direttori di rete come Carlo Freccero (Rai 4) e Corradino Mineo (RaiNews24) sono stati tra quelli che, con più forza, hanno criticato la loro azienda. Freccero si è anche “dimenticato” di difendere gli ottimi risultati della rete che dirige…
Il momento più assurdo della trasmissione si è toccato quando è stato gioiosamente comunicato che in un “sondaggio” su Facebook era stato scelto Beppe Grillo come presidente Rai, ovviamente con percentuali bulgare.
La considerazione più saggia, a nostro avviso, l’ha fatta Massimo Bernardini di Tv Talk a fine serata: finchè la sinistra (televisiva e politica) continuerà ad affidarsi a mostri sacri come Dario Fo, Franca Rame, Grillo o Celentano non potrà mai mettersi in linea con la realtà attuale.
Ci è parso però che in Santoro abbia dominato un sentimento di nostalgia verso un’amata e odiata Rai “matrigna”. E la serata è sembrata il canto del cigno dell’esperimento Servizio Pubblico: scommettiamo che se la Rai riaprisse gli riaprisse le porte, Santoro ci rientrerebbe di corsa abbandonando il buon ritiro del network alternativo.
E l’intervista a Celentano? Nessuna dichiarazione interessante. Le polemiche su un’eventuale necessità di censura erano il classico “tanto rumore per nulla”.
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