Già che Aldo Grasso “promuova” un programma di Maria De Filippi è una notizia. Se poi il critico del Corriere della Sera – scrivendo di Tù Sì Que Vales – ci spiega anche alcuni meccanismi del programma, allora il suo articolo si merita una particolare attenzione.
Anzitutto Grasso riconosce che il nuovo format, nel tempo, ha saputo “trovare una sua identità ben precisa” rispetto a Italia’s Got Talent, nel frattempo passato al gruppo Sky.
Il programma del sabato sera di Canale 5:
permette di spaziare tra molti toni, di virare in un lampo dalla comicità all’emozione, dalla rappresentazione del «fenomeno da baraccone» alla dimostrazione dell’eccellenza
Grasso mette in evidenza l’importanza che il montaggio ha nella trasmissione:
C’è molto montaggio, che aiuta a tenere serrato il ritmo del racconto, senza sbavature.
Ma il vero punto di forza di Tù Sì Que Vales sta nella giuria:
composta da volti bandiera di Mediaset, tutti molto mainstream, perfetto specchio di un approccio generalista all’intrattenimento. Il ruolo di «cattivo» se lo dividono Rudy Zerbi e Teo Mammucari, nuovo ingresso di questa stagione, Gerry Scotti gioca sulle corde dell’emozione e dell’empatia con le storie dei concorrenti. Maria De Filippi tiene saldamente il comando, si sente la sua autorità quando interviene, mentre Mara Venier è in quota «pancia del Paese», di cui si rivela un’attenta interprete.
Grasso ritiene quasi superfluo il ruolo della conduzione di Belen Rodriguez e Simone Rugiati. Così conclude il critico televisivo:
A volte i commenti vanno sul greve, lo spirito è totalmente nazional-popolare: l’idea di fondo è quella di uno spettacolo che si fa guardare senza bisogno di riflessione, senza necessità di seconde letture. Gli ascolti premiano.
