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Il Commissario Nardone, episodi del 13 settembre 2012 (anticipazioni, trama, riassunto)

Stasera Rai1 propone il secondo appuntamento con Il Commissario Nardone, la serie tv sul fondatore della Squadra Mobile, interpretata da Sergio Assisi


La scorsa settimana il riscontro di pubblico è stato molto buono e Il Commissario Nardone ha ottenuto 5.237.000 di spettatori e il 21.54% di share nel primo episodio e 4.934.000 spettatori e il 22.14% di share nel secondo.

Per le informazioni generali e la trama della prima puntata de Il Commissario Nardone, clicca qui>>

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TRAMA, ANTICIPAZIONI E RIASSUNTO DEGLI EPISODI DEL 13 SETTEMBRE 2012

Terzo episodio: TRADIMENTI

Il cadavere di una donna è stato ritrovato nella sua auto, in un luogo dove solitamente si appartano le coppiette. Sembra la vittima di una rapina finita male. Dai documenti risulta essere Sofia Piacentini, avvenente moglie di uno stimato avvocato.Seppure a malincuore, Ossola affida il caso a Nardone, che avendo risolto il caso della Banda Dovunque ha di nuovo accesso alle indagini più importanti.Il marito della vittima è il primo ad essere interrogato. Al momento dell’uccisione si trovava a Bergamo per lavoro e si rimprovera aspramente di aver lasciato sola la moglie, sebbene Sofia fosse di carattere indipendente.

Parallelamente all’indagine sulla morte di Sofia Piacentini, Nardone continua a tenere sotto controllo Barone, nella speranza di trovare un modo per incastrarlo. Forse per incriminare il gioielliere può servirsi delle testimonianze delle vittime del suo giro d’usura. Un commerciante, infatti, si è suicidato a causa dei debiti e la vedova potrebbe aiutare Nardone nell’indagine. Rizzo e Muraro hanno raccolto informazioni sull’omicidio e hanno scoperto che nelle ultime settimane ci sono state altre rapine, con modalità simili, sempre ai danni di coppiette. Nardone predispone degli appostamenti notturni.

Insieme a Suderghi, Muraro e Rizzo si apparterà in diversi punti. Per non destare sospetti hanno coinvolto delle prostitute. Nardone ha convinto anche Flò, che farà la parte dell’innamorata insieme al rude Suderghi. Dopo un paio di appostamenti, il piano ha successo. Una coppia di balordi tenta di rapinare Flò e Suderghi. I rapinatori finiscono ammanettati, confessano le rapine precedenti ma per quella ai danni di Sofia Piacentini si dichiarano innocenti. Sono uomini d’onore: ladri, ma non assassini. Hanno anche modo di dimostrarlo e Nardone decide di credergli.

Mentre i suoi interrogano amici e parenti della vittima, Nardone incontra la vedova del commerciante che potrebbe denunciare Barone. La donna ha paura. Non vuole parlare. Nardone la convince. Le strappa i nomi di altri negozianti indebitati con Barone. Avevano promesso di spalleggiare suo marito. Ma hanno tutti cambiato idea dopo il suo suicidio. Nardone scopre che Barone non pretende solo gli interessi passivi. Impone ai suoi debitori di comprare a prezzi altissimi le merci da lui ricettate. Il traffico viene gestito telefonicamente. Senza contatti diretti.

Muraro vorrebbe fare irruzione dai negozianti ricattati e sequestrare la merce rubata. Ma il commissario è contrario. Non gli interessa arrestarli. Devono arrivare all’intermediario. Sarà lui che li porterà fino a Barone. E per riuscirci hanno un solo strumento. Scegliere un commerciante tra quelli indicati dalla vedova, mettergli il telefono sotto controllo e aspettare. Visto che ad uccidere Sofia Piacentini non sono stati i rapinatori, vuol dire che la squadra deve cercare altrove il suo assassino. Controllando l’alibi del marito della vittima, Nardone scopre che a testimoniare per l’avvocato è un suo ex-assistito, che quindi avrebbe tutte le ragioni per coprire Piacentini.

Ma non è così: l’avvocato Piacentini è davvero innocente, lo dimostra il suo amore per la moglie e la sincerità del suo sguardo. Nardone capisce però che l’assassino di Sofia, per copiare tanto bene il modus operandi dei rapinatori delle coppiette, deve aver avuto modo di vederli in azione. Quindi in precedenza, il colpevole deve essere stato a sua volta rapinato! Spulciando le denunce dei furti, Nardone e i suoi uomini risalgono ad uno dei praticanti che esercitano nello studio legale di Piacentini, un tale Paolo Raimondi.

Interrogato da Nardone, Paolo crolla. Confessa di avere avuto una relazione con la moglie del suo capo e di essersi spaventato quando Sofia, evidentemente pazza d’amore, aveva annunciato di voler lasciare il marito per stare con lui. Per Paolo sarebbe stata la fine della carriera, il suo principale si sarebbe vendicato sicuramente impedendogli di esercitare in tutta Milano. Il caso di omicidio è risolto. E Nardone riceve un’altra buona notizia: le intercettazioni hanno funzionato. Dalle telefonate appare chiaro che a minacciare i negozianti è il latitante Bosso.


Nella telefonata controllata, infatti, Bosso annuncia che lo scambio tra soldi e merce si effettuerà da una certa Angelique. I nostri hanno appena il tempo di ascoltare queste informazioni, quando improvvisamente cade la linea: la causa dell’interruzione è dovuta alla morte del tecnico STIPEL, che si trovava in cima ad un palo del telefono per rintracciare il luogo di chiamata.

Quarto episodio: IL FALSARIO

Il tecnico della compagnia telefonica che eseguiva le intercettazioni di Bosso per conto di Nardone si chiamava Giorgio Pandolfini. Anche se la sua morte sembra un incidente, secondo il commissario è evidente che Bosso si era accorto di essere controllato e ha fatto uccidere l’unico in grado di scoprire il suo nascondiglio. La morte di questo innocente è una ragione in più per Nardone per voler assicurare il malvivente alla giustizia. Per fortuna, prima di morire il tecnico era riuscito a circoscrivere la zona da cui proveniva la chiamata: Trezzano sul Naviglio. E da lì iniziano le indagini di Nardone: quante Angelique possono esserci, in un paesino alle porte di Milano?

Mentre i suoi uomini battono la zona di Trezzano, Nardone è alle prese con un nuovo crimine, a Milano. L’assassinio di uno stimato incisore, tale Carlo Torcia, è la scena del crimine ideale per le doti investigative dello scientifico Spitz. Interrogate la vicina di casa e la cameriera, Nardone si trova con poche informazioni utili a risolvere il caso: un uomo anziano e solitario, dalla vita ritirata e che soffriva di artrite, a giudicare dalle medicine trovate in bagno. Nessun segno di scasso, Torcia deve aver aperto la porta al suo assassino. Unico particolare fuori contesto: un mazzo di chiavi che sembra non appartenere alla vittima. Nel palazzo nessuno sembra aver visto né sentito nulla. Neanche il dirimpettaio, il professor Alberto Volterra, ha sentito lo sparo.

Nardone è convinto che Volterra nasconda qualcosa e non sia stato sincero con la Polizia ma Spitz difende il professore a spada tratta. Volterra è un sopravvissuto dei campi di concentramento e per questo gode della stima imperitura dell’altrimenti taciturno e timido ebreo Spitz. Visto che non sembra spuntare nulla di interessante, Nardone decide di scavare nel passato di Torcia e inizia interrogando la sua ex-cameriera, licenziatasi appena tre mesi prima della morte del principale. Mirella Rubattino, questo il suo nome, dichiara di essersi dimessa dal lavoro per tornare al paesino d’origine con il figlio Lucio. All’ultimo momento il ragazzo aveva cambiato idea e deciso di restare a Milano, ma ormai Torcia aveva assunto una nuova cameriera e Mirella non aveva potuto riottenere il suo posto di lavoro.

A Trezzano i telefoni sono pochi, e nessuno di questi sembra ricondurre al nascondiglio di Bosso. Muraro e Rizzo tengono gli occhi aperti per la misteriosa Angelique. Il delitto di Torcia sembra essere senza soluzione, ma un’intuizione di Nardone da una svolta all’indagine: confrontando l’appartamento della vittima con quello dei vicini, il commissario si accorge di un finto muro. E della camera segreta che nasconde. Nella camera segreta, Torcia impiegava la sua abilità di incisore per falsificare passaporti e banconote. Questa attività illegale offre a Nardone un ottimo movente, finalmente ha una pista su cui indagare.
I sospetti cadono sul professor Volterra. L’alibi che ha fornito non è stato confermato e, come sopravvissuto ai campi di concentramento, aveva una questione aperta con il vicino di casa che con i suoi documenti contraffatti aveva permesso la fuga di molti fascisti, una volta finita la guerra.

Spitz non può credere che Volterra sia colpevole ed è lieto di avere Nardone al suo fianco. Ma Ossola è invece convinto della colpevolezza del professore e i nostri dovranno usare tutta la loro arguzia per scagionare Volterra. Seguendo l’unico indizio che non incrimina il professore, ossia il mazzo di chiavi trovate a casa di Torcia, Nardone scopre che il colpevole è in realtà il figlio della cameriera Mirella. Per coprire le pesanti perdite subite da Lucio nel gioco d’azzardo, Mirella aveva preso a ricattare Torcia minacciandolo di denunciare la sua attività di falsario.

La sera dell’omicidio Lucio aveva accompagnato la madre a riscuotere e si era trovato davanti un Torcia non più disposto a pagare. Alla lite era seguita una colluttazione e infine l’omicidio. Spaventati da ciò che era successo, Mirella e Lucio erano poi fuggiti, dimenticando lì le chiavi di casa loro. Intanto per un colpo di fortuna, Rizzo e Muraro vengono a capo dell’enigma di Angelique: non è una donna, si tratta del nome di una barca…

(UfficioStampa.Rai.it)

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