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Il Commissario Nardone, anticipazioni generali e trama della prima puntata

Su Rai1 parte questa sera Il Commissario Nardone, serie tv in sei puntate che narra la storia del poliziotto di origini campane che creò, nella Milano degli anni ’50 e ‘60, la Squadra Mobile e dichiarò guerra alla malavita lombarda. Interpreti della serie sono Sergio Assisi, Anna Safroncik, Stefano Dionisi e Giorgia Surina. Firma la regia Fabrizio Costa. 


Il progetto che nasce dalla figura, realmente esistita, del commissario Mario Nardone e sviluppa una rara commistione tra fiction e realtà. Una storia italiana che narra le vicende di un gruppo di personaggi incredibilmente reali e attraversa un arco narrativo-temporale molto ampio, dall’immediato dopoguerra alla fine degli anni ’50, dando ai protagonisti la possibilità di affrontare un profondo percorso di crescita e sviluppo. Sergio Assisi dà vita e volto al commissario Mario Nardone, Anna Safroncik è Flò, una giovane e attraente prostituta,  Stefano Dionisi veste i panni di Sergio Suderghi, un poliziotto temerario e cinico, e Giorgia Surina è Eliana, una ragazza dolce e determinata, figlia del Nord, che riesce a conquistare il cuore del meridionalissimo commissario Nardone.

Una serie coprodotta da Rai Fiction e Dap Italy, per la regia di Fabrizio Costa. Firmano la sceneggiatura Andrea Purgatori, Marcello Olivieri, Silvia Napolitano e Stefano Voltaggio. Primo appuntamento giovedì 6 settembre, alle 21.10 su Rai1. La serie racconta la storia di un uomo decisamente fuori dal comune che con le sue idee all’avanguardia e, per l’epoca, a dir poco ardite, cambiò per sempre il volto della Polizia  di Stato mettendo a punto un nuovo e rivoluzionario metodo di condurre le indagini.


Nato in provincia di Avellino, Nardone viene trasferito, ancora trentenne, dopo uno scontro insanabile con i suoi superiori, dalla Questura di Parma a quella di Milano. Sono gli anni tumultuosi che seguono il secondo conflitto mondiale. E Milano, in quel periodo, rappresenta, forse più di ogni altra città italiana, l’emblema di una nazione duramente colpita dalla guerra con le sue profonde e evidenti ferite e il grande desiderio di rinascita, di riscatto. E’ il difficile periodo che segna il passaggio dalla fame al benessere.

Nardone, incarnazione più vera dell’uomo del Sud, ironico, disincantato, puntiglioso fino allo sfinimento, innamorato della sua famiglia e amante della buona cucina, si ritrova, suo malgrado, tra le nebbie di una città fredda e apparentemente chiusa e dura. Senza mai perdersi d’animo, con grande senso del dovere e dello Stato il commissario Nardone riesce, in breve tempo, a comprendere i ritmi e le dinamiche di quella città che, pur non essendo sua, finirà comunque per appartenergli. Il clima è difficile, ma stimolante. E’ il momento più propizio per spingersi a dare il massimo di se stessi. Il suo entusiasmo è contagioso.

Il volto della Questura, fino ad allora ingessato e relegato soprattutto al lavoro di scrivania, viene stravolto dal ciclone Nardone che scova, tra il personale in servizio, i poliziotti migliori e li valorizza: nasce la Squadra Mobile meneghina, prototipo della polizia moderna. Il commissario comincia a portare i suoi uomini a contatto con la gente, per strada, in pattuglia. Comprende l’importanza di conoscere le dinamiche interne dei malavitosi e così prepara i suoi uomini ad infiltrarsi tra le maglie della criminalità organizzata.

Nardone dimostra anche una grande capacità di leggere nel cuore delle persone: riesce a creare una fitta e proficua rete di informatori e confidenti e a costruire rapporti di fiducia anche con i suoi “nemici”. E’ un uomo coraggioso, pieno di fantasia e, soprattutto, innamorato del proprio lavoro. Qualità  sotto gli occhi di tutti che gli conferiscono, in Questura e fuori, un’autorevolezza indiscussa.  E’ così, con il suo grande carisma, che riesce a motivare e a rendere combattivi i suoi uomini, anche quelli più sottovalutati e sviliti come Rizzo, Suderghi, Muraro e Spitz. La sua squadra, in poco tempo, diventerà leggendaria. Sempre a caccia di delinquenti, tra storie d’amore finite in tragedia, rapine, omicidi e delitti più o meno efferati, senza mai guardare l’orologio, sempre in servizio.

E’ il periodo in cui l’Italia impara ad appassionarsi a quella che tutti oggi conosciamo come “cronaca nera”. Grazie al contributo di un giovane foto reporter, Trapani, il lavoro della squadra di Nardone sale agli onori della cronaca come esempio di grande efficienza e capacità. E’ il momento in cui comincia a dilagare anche la Malavita organizzata che, ben rifornita di armi, trova terreno fertile in un contesto sociale in evidente difficoltà. Nelle sue trame finiscono tutta una serie di personaggi che, dalla piccola criminalità, decidono di sposare il male come scelta di vita. I colpi messi a segno sono sempre più numerosi, sempre più scientifici, audaci e cruenti. Le fughe dagli uomini dalle forze dell’ordine sempre più improbabili e spericolate.

Tra i tanti balordi si fa strada Bosso, un killer spietato e abile organizzatore di colpi al limite dell’incredibile. E’ lui l’alter ego con il quale Nardone è costretto a giocare la sua partita, a confrontarsi. Il commissario è consapevole che perdere contro Bosso significa condannare Milano ad un futuro nero e di violenze. Ma per Nardone la vita non è solo lavoro. A Milano troverà anche l’amore vero, quello di Eliana, una ragazza indipendente e determinata conosciuta durate una delicata indagine. Tra i due nascerà una storia sentimentale profonda e duratura suggellata prima dal matrimonio e poi dalla nascita di due figli.

TRAMA, ANTICIPAZIONI E RIASSUNTO DEI PRIMI DUE EPISODI, 6 SETTEMBRE 2012

Primo episodio: PENICILLINA MORTALE

Collecchio, provincia di Parma, 1946. Un reduce, ex impiegato comunale, ha preso in ostaggio il sindaco. Gli punta al collo una pistola. Minaccia di ucciderlo se non riavrà il posto di lavoro perduto durante gli anni di guerra e prigionia. Il commissario che gestisce l’emergenza ha chiamato un tiratore scelto. Il vicecommissario Nardone vuole provare a risolvere il caso pacificamente. Il superiore, scettico, gli concede pochi minuti. Nardone si avvicina disarmato e con le sue parole conquista la fiducia del reduce. Ne ascolta la storia. La frustrazione. La rabbia. Lo comprende. Con umanità cerca di convincerlo a desistere. Lo rassicura. Il reduce posa l’arma, si arrende. Nardone segnala che è tutto a posto ma in quell’istante il tiratore scelto spara. Il reduce cade ferito. Nardone è attonito. Poi esplode la sua rabbia, si scaglia sul superiore che ha dato l’ordine, colpendolo al volto.

Qualche tempo dopo Nardone arriva a Milano. A causa del suo gesto è stato punito e trasferito. La Milano del dopoguerra è pervasa di povertà. Molti sono malati e non possono permettersi le cure adeguate. Il mercato nero funziona ancora a pieno regime e per trovare alcune medicine essenziali, come la penicillina, bisogna pagare prezzi molto alti. Al suo primo giorno di lavoro in Questura, Nardone deve fare un sopralluogo in casa di Flò, la prostituta più ambita di Milano, perché un suo cliente è morto d’infarto. Si tratta di un avvocato parecchio in vista. Flò è bella e spavalda e tiene testa a Nardone che la interroga, senza preoccuparsi del fatto che potrebbe essere arrestata perché alle prostitute non è concesso di esercitare al di fuori delle case chiuse. Il commissario ne è affascinato. In una tasca del morto, Nardone scopre una fialetta di vetro che si è rotta nella caduta e la invia subito alla Scientifica.

Spitz analizza il contenuto della fiala e scopre che è penicillina pura. E dall’autopsia risulta che l’avvocato non aveva alcun disturbo, quindi non era per uso personale. Nardone è colpito dal lavoro rapido e meticoloso di Spitz. Il Questore Ossola sollecita una rapida archiviazione del caso: l’avvocato aveva famiglia, faceva parte della Milano bene e si rischia uno scandalo. Nardone lo rassicura ma continua a indagare, anche perché Muraro scopre che qualche mese prima il titolare di un deposito di medicinali aveva denunciato il furto di una grossa partita di penicillina.

Al deposito Nardone conosce Eliana, che si occupa dell’amministrazione. È lei a fargli notare che la fiala trovata in tasca al morto faceva parte di quella partita rubata. Controllando il magazzino, Nardone trova un’anomalia nel rapporto fatto dai poliziotti in seguito alla denuncia. Chiede dettagli ai due colleghi, che però minimizzano: di furti ce ne sono a centinaia e capita di sbagliarsi nel redigere un rapporto. Nardone non ci vede chiaro, invece a Muraro non va giù che il commissario abbia messo in dubbio la parola dei suoi colleghi: ormai si è convinto che voglia fare carriera alle loro spalle.

Nardone viene convocato dal Questore Ossola, seccatissimo: il funzionario da cui dipendono i poliziotti si è lamentato. Nardone solleva Muraro da ogni responsabilità e dice che ha fatto tutto da solo, ma non era niente più che una chiacchierata per avere qualche informazione. Si fa dare da Eliana la lista degli impiegati del deposito. Emerge un cognome che è lo stesso di uno dei poliziotti. Impiegato e poliziotto sono cugini. Forse non vuole dire niente, o forse molto. Con Muraro che rema contro, per indagare a fondo, al commissario serve un altro collaboratore. La scelta cade su Rizzo, di cui apprezza la memoria eccezionale e la conoscenza dettagliata della città.

Cominciano i pedinamenti e si ritrovano nel bar di Cangemi, dove i due poliziotti si incontrano con l’impiegato del deposito. Nardone minaccia Cangemi di chiudere il locale se non collaborerà. Cangemi racconta di aver sentito i tre che parlavano di un magazzino… Dopo un appostamento, Nardone, Muraro e Rizzo fanno un’irruzione trovando non solo penicillina ma molta altra merce destinata al mercato nero. I poliziotti tentano la fuga, ma vengono acciuffati. L’arresto viene immortalato dall’obiettivo di Trapani, fotografo della Notte in cerca di scoop, arrivato tempestivamente sul posto grazie ai suoi contatti. Nardone non gradisce ma sa che ognuno deve fare il proprio mestiere.

In Questura, i poliziotti confessano di essere i responsabili dei furti di penicillina e di lavorare per l’avvocato morto, con cui facevano affari per conto di Barone, un famoso gioielliere che secondo Flò ha le mani su tutti i traffici di usura, riciclaggio e mercato nero. Ma trovare prove contro di lui è impossibile, è abilissimo a rimanere nell’ombra. Nardone non è più visto di buon occhio in Questura, a causa degli arresti dei colleghi e, quando chiede l’autorizzazione per agire contro Barone, Ossola chiude il caso d’ufficio. Si è già sollevata fin troppa polvere e la stampa ci ha già ricamato fin troppo sopra sbattendo in prima pagina la morte dell’avvocato e illazioni che gettano ombre e discrediti sulla Polizia. Da ora in poi, Nardone dovrà occuparsi solo di furti.

Conosciuta per via dell’indagine, Eliana ha però colpito il commissario al punto da inviarle dei fiori per ringraziarla dell’aiuto e invitarla a cena fuori. Una serata insieme e Nardone è già cotto di lei! Nardone vuole realizzare l’idea che ha in testa: mettere insieme una squadra di uomini che possano coprire ogni settore e specializzazione. I migliori in ogni campo. Uno che sappia guidare come un pilota; un altro capace di sparare con precisione; uno che conosca a menadito la città; uno che sappia analizzare al meglio i reperti trovati sui luoghi dei delitti… e dovranno avere il coraggio di seguirlo sempre e dovunque, anche e soprattutto senza l’autorizzazione dei superiori. Muraro gli dice che lui i migliori li conosce, ma sono i più emarginati. Nardone sorride soddisfatto: meglio, molto meglio, avranno più voglia di riscatto!

Secondo episodio: LA BANDA DOVUNQUE

Una feroce rapina in banca a Cinisello Balsamo. Una delle tante messe a segno dalla famigerata Banda Dovunque, che cambia continuamente zona per spiazzare la polizia e usa auto rubate di grossa cilindrata. Ma stavolta c’è scappato il ferito, una guardia giurata. Tanto per cambiare, Trapani arriva prima della Polizia e Nardone non capisce come sia possibile anche se inizia a sospettare che le soffiate gli arrivino dall’interno della Questura. La pressione dell’opinione pubblica è forte, la stampa alimenta l’idea che la Banda Dovunque sia imprendibile e si faccia beffe della legge. Nardone vorrebbe indagare, ma Ossola è fermo: ha detto che deve occuparsi solo di furti. Nardone lo prende in parola, e comincia a indagare sulle auto di grossa cilindrata utilizzate per i colpi.

Nardone e i suoi (a Muraro e Rizzo ora si aggiunge in pianta stabile anche Spitz, l’ebreo della Scientifica) scoprono che i furti d’auto sono avvenuti una settimana prima di ogni colpo. In questo lasso di tempo, la Banda deve tenere le auto da qualche parte. Quella usata a Cinisello viene trovata abbandonata, senza targhe, col numero di matricola limato. Dentro, Nardone trova una manciata di chicchi di riso. Un buon indizio. Ma non fa in tempo ad approfondire le indagini che la competenza passa ai colleghi che si occupano delle rapine.
Eludendo gli ordini ricevuti, Nardone comincia lo stesso a indagare sulla Banda Dovunque, ma ora ha bisogno di un uomo d’azione. Ha adocchiato Suderghi. Muraro dice che sa guidare e sparare ma non è affidabile: è matto, fascista, beve e non c’è una sera in cui non finisca al bordello. Molto bene, ragiona Nardone: è esattamente il tipo che fa al caso loro. Va a cercarlo al poligono di tiro, dove Suderghi non sbaglia un centro, gli accenna l’idea, ma lui rifiuta.

Se nell’auto rubata c’era del riso, è ovvio che devono cercare un magazzino o una fattoria vicina a una risaia. Ma Spitz smonta questa ipotesi perché sui copertoni non ci sono tracce di terra o fango, quindi l’auto deve venire da un garage in città. Muraro fa una lista dei garagisti con precedenti penali. In pochi giorni, li interrogano tutti e perquisiscono i garage alla ricerca di qualche indizio che non trovano. Però si scopre che uno di loro si è sposato di recente e ha usato l’auto rubata per il matrimonio: i chicchi lanciati dagli invitati a fine della cerimonia sono rimasti nell’abitacolo. L’uomo confessa che non sa niente della rapina: lui si è limitato a nascondere le auto rubate.

Scatta un blitz che permette a Nardone e alla squadra di sgominare l’intera Banda Dovunque, arrestando nello stesso momento tutti i componenti, in luoghi diversi. Tutti, tranne quello che si occupava di rubare le auto e di tenere il contatto col garagista che le nascondeva. E’ un giovane, si chiama Luigi Bosso. La cosa strana è che a difenderlo all’ultimo processo era stato l’avvocato morto di infarto nella puntata precedente, che guarda caso era anche il legale di Barone. Un avvocato del genere per un ladro di auto?


Nardone è convinto che acciuffando Bosso può arrivare a Barone. Grazie alle informazioni di Flò, si scopre che Bosso ama la bella vita. Qualche appostamento nei night milanesi e il bersaglio viene individuato. Nel frattempo, Suderghi fa marcia indietro e decide di entrare in squadra. Tendono un agguato a Bosso all’uscita di un locale ma lui se ne accorge in tempo e riesce a scappare in auto. Comincia un inseguimento, ma l’auto di Bosso è più potente di quella a disposizione della squadra. Non fosse per l’abilità da pilota di Suderghi, il bandito riuscirebbe a farla franca. Invece Nardone, con Suderghi alla guida, riesce a mandarlo fuori strada e catturarlo.

In ospedale, Nardone convince Bosso a testimoniare contro Barone in cambio di un bello sconto di pena. Bosso accetta. Nardone è convinto di avere Barone in pugno, ma il ladro scappa dall’ospedale beffando i due agenti di guardia. Rabbioso, Nardone affronta Barone nella gioielleria e gli giura che lo incastrerà. Barone alza il telefono, chiama il Questore e gli racconta che ha appena conosciuto il commissario e gli ha fatto un’ottima impressione. Poi, sornione e beffardo, dice a Nardone che conosce gente importante, quindi stia bene attento a mettersi contro di lui…

(fonte UfficioStampa.Rai.it)

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