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Io sono Libero, anticipazioni e trama, 29 agosto 2016, Rai1

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A 25 anni dalla morte, avvenuta a Palermo il 29 agosto 1991, la Rai dedica alla figura di Libero Grassi la docufiction Io sono Libero, in onda in prima serata su Rai 1 il 29 agosto 2016. 


Nato a Catania nel 1924 in una famiglia antifascista e trasferitosi a Palermo, Libero Grassi prosegue l’attività commerciale del padre, arrivando ad aprire negli anni cinquanta uno stabilimento tessile nel capoluogo siciliano. Iniziano presto le pressioni e le intimidazioni mafiose per pretendere il pagamento del “pizzo”. Libero Grassi ha il coraggio di opporsi alle richieste ed esce allo scoperto denunciando gli estorsori. Il 10 gennaio 1991 fa pubblicare in prima pagina sul “Giornale di Sicilia” una lettera al “caro estortore”, chiedendo “di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”. Tre mesi dopo, l’11 aprile 1991, Michele Santoro lo intervista nel programma “Samarcanda”. “Perché non vuole pagare, è pazzo?” gli chiede Santoro. “Non pago perché sarebbe una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”, risponde Grassi. La fama non lo protegge però dalla mafia, che lo uccide pochi mesi dopo sparandogli alla schiena. Dopo la sua morte, il 26 settembre 1991, Maurizio Costanzo e Michele Santoro gli dedicano una serata televisiva a reti unificate Rai – Mediaset senza precedenti, un evento unico nella storia della televisione italiana. Per ripercorrere la storia dell’imprenditore assassinato dalla mafia e raccontare come è cambiata la lotta al “pizzo” negli ultimi anni, Rai 2 ha mandato in onda nel 2011 il film-documentario “Libero nel nome” di Pietro Durante.

Lo speciale di 90 minuti Io sono Libero è una coproduzione Rai Fiction-Aurora Tv, con la regia di Francesco Micciché e Giovanni Filippetto. Libero Grassi è interpretato da Adriano Chiaramida. Il cronista Marco ha il volto di Alessio Vassallo. La moglie Pina è Alessandra Costanzo e Stella Egitto è Marzia.

LA STORIA

La docufiction ripercorre gli ultimi otto mesi della vita di Libero Grassi, in un arco narrativo che va dal 10 gennaio 1991, giorno della pubblicazione sul Giornale di Sicilia della lettera al “Caro estorsore”, in cui Grassi dichiara pubblicamente di non volere sottostare alle richieste di pagare il “pizzo”, fino al giorno del suo omicidio, avvenuto il 29 agosto dello stesso anno. In questi otto mesi c’è tutta la sua storia di cittadino impegnato, di onesto imprenditore, di padre di famiglia, di catalizzatore di coscienze, di persona diventata all’improvviso personaggio pubblico. Otto mesi di intense battaglie contro il clan Madonia, ma anche contro i preconcetti e le insane abitudini di un’importante parte della borghesia imprenditoriale palermitana che lo isola e lo condanna. La storia è raccontata attraverso gli occhi di un giovane giornalista di fantasia, interpretato da Alessio Vassallo, che si occupa della cronaca di Palermo. Ha visto tante vittime della mafia, è scettico e diffidente, ma intuisce subito che in quella lettera al “Caro estorsore” c’è la presa di posizione di un uomo coraggioso, il primo imprenditore siciliano che dichiara a quali condizioni l’impresa privata deve sottostare se vuole sopravvivere in Sicilia. Il nostro cronista segue Grassi da vicino, passo dopo passo. Insieme a lui ripercorriamo la battaglia che Grassi ingaggiò contro il clan dei Madonia, le fragilità, le debolezze, le speranze di un uomo che non ebbe paura di dire ‘no’. Il suo racconto è la spina dorsale della docufiction, che si compone di scene ricostruite come nelle fiction tradizionali, di scene ricostruite come fossero di repertorio, di vero repertorio, e di interviste. Il giornalista è un personaggio di pura invenzione, ma rappresenta la voce di chi, soprattutto nei media, cercò di spezzare l’isolamento di Libero Grassi in questa battaglia. Fu infatti “Samarcanda”, la nota trasmissione condotta da Michele Santoro, ad accendere i riflettori su questa vicenda siciliana, e a portarla alle cronache nazionali, invitando Libero Grassi a partecipare in studio l’11 aprile 1991. E fu sempre la televisione a ricordare il suo sacrificio, con l’evento del 26 settembre, in cui, per l’unica volta nella storia, fu organizzata una serata televisiva condotta prima da Santoro e poi da Costanzo, in cui emerse in diretta la realtà di una parte di pubblico che insultava platealmente fino a minacciare chi ricordava Libero Grassi.


Oltre alle scene di fiction dialogate e alle scene di ricostruzione, la docufiction prevede altri due elementi molto importanti. Da una parte le testimonianze di coloro che conobbero Grassi, i protagonisti della scena pubblica di allora, che ci racconteranno non solo come cambiò in quei mesi la vita di Libero, ma soprattutto quanto la sua scelta di ribellarsi alla logica mafiosa abbia inciso in un percorso di crescita della coscienza civile collettiva: Felice Cavallaro, Tano Grasso, Nando Dalla Chiesa, Leoluca Orlando, Giuseppe Ayala, Umberto Santino, Simonetta Martone, Sandro Ruotolo, Nino la Spina, Nico Gozzo, Alessandro Pajno, Marcello Ravveduto, Letizia Battaglia, i ragazzi di “Addio Pizzo” e di “Libero Futuro”, e naturalmente i figli Alice e Davide Grassi.

Dall’altra parte, il materiale di repertorio: dalle immagini private della famiglia Grassi, ai telegiornali locali e nazionali che lo seguirono nei momenti più importanti, dalle partecipazioni a “Samarcanda” alle apparizioni in altri programmi locali, dagli articoli della stampa alle immagini di archivio delle Teche Rai di Palermo, perché solo la verità delle immagini può ridare il clima di quel periodo, da gennaio ad agosto 1991, un anno esatto prima del tragico 1992 con la strage di Capaci e l’attentato di Via d’Amelio.

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