Sul Corriere della Sera di stamani, Aldo Grasso parla di Ballando con le stelle. Condividiamo, sottoscriviamo e riportiamo le sue parole. Non aggiungiamo nulla per non risultare offensivi…
Grasso apre il pezzo parlando della definizione del termine paleo-televisione data da Umberto Eco: lo scrittore e semiologo, recentemente scomparso, si riferiva alla Rai degli albori, “un misto tra pedagogia e divertimento rassicurante per mandare il pubblico a dormire contento”.
Grasso lancia poi l’affondo:
In «Ballando» tutto è terribilmente paleo, tutto ha un sapore antico: i ritmi dilatati, i balli di coppia, gli arrangiamenti della band, gli stacchetti di Paolo Belli, gli appelli al televoto, la conduzione conciliante di Milly Carlucci, rimasta uguale dai tempi di «Scommettiamo che». Si cerca qualche spruzzata di modernità […] Ma l’effetto resta sempre, irrimediabilmente paleo.
La trasmissione è tratta dal format Strictly Come Dancing della Bbc e adattato in tutto il mondo ma “le versioni internazionali di solito sono molto più brevi e ne guadagnano in ritmo”. Il giudizio di Aldo Grasso è senza possibilità di appello: si punta “sulla leggerezza per scacciare i pensieri. Ma la formula è ormai troppo sfruttata, ancorata a un’immagine antica di tv”.