Non siamo mai stati fan di Ballarò ma possiamo certamente affermare che la storica trasmissione di Rai3 era migliore dei due figli che ha partorito…
Dal vecchio Ballarò è nato il nuovo Ballarò di Massimo Giannini su Rai3 e diMartedì di Giovanni Floris su La7.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: le varie dichiarazioni di cambiamento e di rinnovamento che Floris aveva rilasciato a proposito del suo passaggio a La7 sono andate a farsi benedire. Come era prevedibile, diMartedì è la copia del vecchio Ballarò. Ed è normale che sia così: Floris sì è limitato a riproporre quello che sa fare. Peccato che lo abbia fatto in un’ambientazione scenografica più funerea e con un impianto luci che sembra preso da un magazzino o da una sala per autopsie. Le impalcature con le persone arrampicate, in perfetto stile Santoro, potevano essere evitate. La trasmissione segue il canone che già conosciamo, Floris che palleggia con Crozza e con Pagnoncelli, la solita compagnia di giro tra gli ospiti, qualche servizio e i famosi “cartelli”. “Giova” è sempre lo stesso: atteggiamento da primo della classe che si pavoneggia del suo essere il primo della classe (poi ci piacerebbe conoscere chi gli ha fatto credere ciò…)
Su Rai3 troviamo Massimo Giannini, un altro personaggio con atteggiamento da primo della classe che però, a differenza del suo competitor, deve ancora dimostrarlo e si impegna per mettere in mostra la bravura. Ecco spiegato il suo nervosismo, la sua tensione e il suo essere troppo serioso (mai un sorriso!). Entrambi sembrano prendersi troppo sul serio. Anche lo studio del nuovo Ballarò risulta più funereo dello scorso anno, le luci appaiono più soffuse. Il colpaccio di avere Roberto Benigni come ospite (ma in un’intervista registrata) non viene sfruttato al meglio. Il guitto toscano non regala una performance memorabile e Giannini non riesce ad incalzarlo. Lo share non si impenna come sperato e la curva sfiora soltanto il 15%. E poi il grave errore. Invece di far partire uno scoppiettante talk show subito dopo Benigni, si preferisce un soporifero faccia a faccia tra il conduttore e Romano Prodi. Solo dopo un’ora di trasmissione parte il talk show vero e proprio che, tra l’altro, non è per niente scoppiettante. Non c’è interazione tra gli ospiti ma solo tra conduttore e ospiti. Giannini pare troppo concentrato su sé stesso e si prende fin troppo tempo. Alla fine a mettere un po’ di pepe nella noia del dibattito arriva il solito Renato Brunetta che, come spesso accade, si lamenta del conduttore e dello studio ritenuti faziosi.
Lo zapping tra La7 e Rai3 ci ha regalato soltanto una serata all’insegna della noia. Due professorini ci hano proposto due minestrine (riscaldate) dal gusto simile ma entrambe insipide. Come è noto, le minestrine sono particolarmente gradite alle persone un po’ in là con gli anni… E infatti le due trasmissioni risultano molto forti nella fascia di pubblico con più di 65 anni dove Ballarò supera il 18% di share mentre diMartedì sfiora il 5%.
Gli ascolti sulle fasce di pubblico più giovani sono quasi disastrosi: Ballarò ottiene l’8.5% nel target commerciale, 15-64 anni, mentre diMartedì si ferma al 2.72%. Situazione ancor più tragica se si prende in considerazione il target giovane: il programma di Rai3 si ferma al 4.85% nella fascia 15-34 anni mentre quello di La7 si deve accontentare di un misero 1.75%.
Sulla totalità del pubblico questi sono i dati: Ballarò è stato visto da 2,5 mln di spettatori con l’11.76% di share mentre diMartedì ha raggiunto 755.000 spettatori col 3.46% di share. Sommando i due risultati si ottiene circa il dato raggiunto dal vecchio Ballarò nella scorsa stagione. Insomma, il vecchio Ballarò si è spostato su La7 ma la gran parte del pubblico sembra non essersene accorta ed è rimasta su Rai3. A diMartedì solo la copertina di Crozza si è avvicinata al 6% di share…