Gossip Girl, teen drama dedicato ai giovani benestanti dell’Upper East Side di New York, è terminata da poche settimane negli Stati Uniti.
La sesta e ultima serie, che svelerà la sorprendente identità di “gossip girl”, è in onda sul canale Mya di Mediaset Premium e, solo in futuro, sarà trasmessa su Italia 1. Pur essendo una serie teen, dedicata agli adolescenti, Gossip Girl è stato un prodotto importante della grande serialità americana. Ha rappresentato alla perfezione la cinica lotta tra i privilegiati e coloro che lo sono meno, ha disegnato personaggi non stereotipati ma tutti accomunati dall’essere pronti a tutto, da un machiavellismo pronto a seppellire anche l’amicizia.
Gli showrunner di Gossip Girl, Josh Schwartz e Stephanie Savage, hanno descritto il loro prodotto come un “serie rivista” in cui ogni puntata – proprio come una rivista – propone, oltre alla storia, tutto il meglio della musica, della moda e del design. Un prodotto innovativo ma che per certi standard sembra riprendere le caratteristiche stilistiche di un’altra pietra miliare della serialità americana, Sex & The City. Scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera di stamani:
«Gossip Girl», in fondo, non è altro che una grande ode a New York: è stata girata in città, ha coinvolto nel racconto le sue università, gli scorci più interessanti, dall’Upper East Side a Brooklyn, ha segnato una specie di borsino di cos’era in e out in quel momento, locali, boutique, persone. In questo, la serie è stata finora l’unica vera erede di «Sex and the City».