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Televisione tra crisi e creatività

La stagione televisiva che si sta aprendo in questi giorni sarà estremamente delicata e difficile dal punto di vista industriale. La crisi economica, e con essa la crisi del mercato pubblicitario (che ha colpito in modo forte Rai e Mediaset), ha costretto i grandi broadcaster a limitare gli investimenti e ad andarci giù pesante con i tagli. 


Ma è bene analizzare questo panorama di crisi per capire quali possano essere gli spiragli per una nuova espansione del mercato televisivo.

Sul Corriere della Sera (10 settembre 2012), Aldo Grasso fa un’analisi piuttosto lucida e non troppo pessimista sullo stato della televisione in questi momenti difficili. Per prima cosa Grasso rileva – ed è bene evidenziarlo con forza – che il consumo medio di televisione è in crescita. Scrive Grasso:

il consumo medio è ancora in crescita; ad agosto, 3 minuti in più rispetto all’anno passato, concentrati soprattutto nel daytime.


Come già andiamo ripetendo da alcuni mesi, la crescita del consumo televisivo sta premiando in particolare i nuovi canali nativi digitali. Ad agosto il rapporto tra le tv generaliste e le semigeneraliste del digitale ha raggiunto la seguente proporzione:

64% di share (per i sette canali nazionali) contro 36% (per tutte le altre), con una crescita di queste ultime di circa 8 punti rispetto allo scorso anno.

Questo naturalmente è un dato “estivo” e le generaliste dovrebbero aumentare di nuovo  il loro distacco con la “rinascita settembrina” dei loro palinsesti. Ma questi dati rischiano di aggravare la situazione facendo precipitare le generaliste in un pericoloso circolo vizioso, una trappola che i grandi network devono abilmente cercare di evitare: la frammentazione degli ascolti fa diminuire gli investimenti pubblicitari sulle reti storiche, ciò potrebbe portare ad ulteriori tagli alle produzioni, ma tali tagli rischiano di far perdere ancora più pubblico ai grandi broadcaster.

E allora come si può evitare tutto ciò? Secondo Grasso, in questo momento, potrebbe essere la creatività a far ritrovare alle generaliste un nuovo appeal sul pubblico.

Non è un caso che il canale digitale che sta ottenendo i dati di crescita maggiore sia Real Time una rete che, secondo il critico del Corriere:

ha saputo mescolare grandi successi internazionali con inediti localizzati. Sale il barometro dell’Auditel fino a sfiorare i 450.000 spettatori il lunedì sera con «Sepolti in casa», il programma che racconta persone ossessionate dall’accumulo, e il venerdì sera, con «Tutti pazzi per la spesa», sul fenomeno del «couponing» (raccolta maniacale di buoni sconto), un perfetto prodotto in tempo di crisi. Per un canale come Real Time il picco d’attenzione si registra in seconda serata e in daytime («Boss delle torte», «Cortesie per gli ospiti», «Clio Make up»).

Per rispondere alla crisi dunque, più che limitarsi a “tagliare”, le grandi reti generaliste devono puntare sull’innovazione e sperimentare anche prodotti a costo relativamente basso ma che, puntando sulla creatività, possano intercettare i gusti di un pubblico frammentato ma curioso e i cui gusti stanno pian piano cambiando.

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