Nell’appuntamento con Report, in onda lunedì 30 gennaio alle 21.25 su Rai 3 e condotto da Sigfrido Ranucci, sono previste tre inchieste.
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La prima dal titolo “Il conto dello chef” è di Luca Bertazzoni, con la collaborazione di Marzia Amico. Hanno milioni di follower sui social e sono star della tv: un tempo si chiamavano cuochi, oggi per tutti sono i grandi chef. Un business, quello degli stellati, che muove milioni di euro fra ristoranti, indotto e soprattutto comunicazione. Ma cosa c’è dietro a questo mondo? Secondo lo chef Alessandro Borghese ai giovani manca la passione, lo spirito di sacrificio, la voglia di lavorare. È davvero così? Con un lungo viaggio dentro i ristoranti stellati, “Report” fa i conti in tasca agli chef più famosi d’Italia, indagando sul business delle loro attività commerciali, sia nel campo della ristorazione, sia in quello dei media. E poi un racconto delle condizioni di lavoro nel mondo della ristorazione.
La seconda inchiesta è intitolata “Uscire dai ghetti” di Bernardo Iovene, con collaborazione di Lidia Galeazzo. Dietro un piatto di spaghetti al pomodoro c’è il lavoro di migliaia braccianti agricoli, che vivono in baracche senza acqua, né luce e riscaldamento. La loro condizione di irregolari crea dipendenza dai caporali che speculano sulla paga già bassa e sui trasporti. Per superare questa situazione negli anni sono stati stanziati milioni di euro su progetti ancora in corso, sia per lo smantellamento delle baraccopoli, che per creazione di moduli, container provvisori affiancati da progetti di formazione e inclusione, gestiti da associazioni e volontari. L’ultimo progetto viene dal Pnrr: 200 milioni di euro. Questa volta il ministero del Lavoro ha incaricato l’Anci, quindi i comuni, di fare un censimento dei ghetti e stanziare dei fondi in base alle presenze. In Puglia arriverà la fetta più grossa: 114 milioni. Quali sono i progetti e i tempi di realizzazione che hanno un cronoprogramma da rispettare pena la perdita del finanziamento? “Report” è stata nel ghetto del foggiano, ha filmato le condizioni e le esigenze dei migranti braccianti che li popolano e analizzato i progetti dei comuni. Infine, un’attenzione maggiore al gran ghetto di Torretta Antonacci, dove l’onorevole Aboubakar Sumahoro aveva lanciato la raccolta fondi durante il lockdown. Francesco Caruso, che era all’epoca con Sumahoro, ha segnalato i suoi rendiconti.
Infine “La guerra del Dop” di Emanuele Bellano, con la collaborazione Chiara D’Ambros. 120 miliardi di euro: tanto vale secondo un rapporto diffuso da Coldiretti il mercato dei finti prodotti tipici italiani nel mondo. I più danneggiati sono i prodotti che in Italia e in Europa appartengono alle filiere Dop e Igp, perché produrre un alimento di qualità costa di più. Se, però, finisce nello scaffale di un negozio americano o asiatico, a fianco a un altro con un nome simile, ma realizzato non rispettando le regole o usando un metodo e un procedimento meno complessi, contadini, allevatori e distributori ci rimettono tanti soldi. Tra Stati Uniti ed Europa non è mai stato firmato un accordo per il rispetto e la protezione dei marchi Dop e Igp e così produttori italiani e americani hanno invaso il mercato mondiale prendendo in prestito nomi di specialità alimentari famose, senza alcuna certificazione. Nello stato americano del Wisconsin si producono Asiago, Gorgonzola, Fontina, Provolone o in California pomodori San Marzano Style. La trasmissione “Report” è andata a vedere come vengono fatti, quali trucchi vengono usati per confondere il consumatore e quanto questi prodotti sono diversi dagli omonimi certificati Dop.