Sul Corriere della Sera di oggi, il critico televisivo Aldo Grasso ha espresso il suo giudizio (condivisibile) sul nuovo drammone di Rai1, La Vita Promessa, che ieri sera ha raggiunto 5,7 mln di spettatori col 26,1% di share.
Già il titolo del pezzo è rivelatore: “Luisa Ranieri non basta a salvare «La vita promessa»”.
Ma vediamo più nel dettaglio il giudizio di Aldo Grasso. Per introdurre la fiction scrive:
La vita promessa narra le vicende di una «madre coraggio» (Bertold Brecht in versione mélo) nella New York del proibizionismo, tra telenovela e crime story.
Grasso torna poi ad insistere sulle caratteristiche tipiche da telenovela ma tuttavia presenti nella fiction di prima serata:
Più che C’era una volta in America di Sergio Leone o Nuovomondo di Emanuele Crialese, tanto per citare due dei tanti film che hanno trattato l’argomento, la serie si avvicina di più allo stile della soap spagnola (Il segreto, giusto per fare un nome) dove gli snodi narrativi vengono un po’ calati dall’alto, come succede nei fotoromanzi.
E ancora:
Il drammatico arrivo a Ellis Island, luogo magico e terribile, è buttato via, senza il pathos necessario. Tutta la vicenda ruota attorno a Luisa Ranieri, brava e bella. Fin troppo bella, per il ruolo che deve sostenere (anche nei momenti più drammatici le sopracciglia sono curate in maniera perfetta). Però, senza di lei, l’impianto narrativo non reggerebbe.