In attesa della nuova puntata di Squadra Antimafia – Il ritorno del boss, vediamo quale giudizio ne dà il critico televisivo del Corriere della Sera. Aldo Grasso non si ferma alla semplice recensione ma cerca anche di spiegare come mai la serie mantenga la sua forza nonostante sia molto cambiata negli anni (quella appena partita sembra quasi uno spin-off della serie e infatti – forse non a caso – si è deciso di omettere dal titolo il numero 8 relativo alla stagione a vantaggio di un nuovo sottotitolo).
Nell’ottava stagione della fortunata serie di Canale 5, niente è più come prima: gli storici personaggi principali hanno definitivamente lasciato la scena e addirittura nella puntata di esordio sono arrivate le morti misteriose (e forse non “definitive”…) di Rosy Abate e di De Silva. Ma Aldo Grasso sottolinea subito che:
Paradossalmente, la trama non è l’elemento principale del forte progetto che da anni regge questa proposta
Squadra Antimafia è ormai un brand, un marchio riconoscibile per la sua “scrittura articolata” e per la durezza e delle sue scene d’azione. In un panorama frammentato come quello televisivo, dove è sempre più difficile attrarre e conservare pubblico, il riuscire a creare un brand costituisce un valore aggiunto che dà riconoscibilità e coinvolge gli spettatori. Grasso aggiunge:
Per durare, il brand deve mettere in campo valori linguistici ed estetici, affidarsi a una macchina narrativa registrata su standard alti e affidabili, tale che si possa permettere anche il cambio degli attori.
È proprio quello che è successo a questa fiction che è riuscita a reggere al ricambio dei personaggi. Aldo Grasso ci spiega il perché:
in «Squadra antimafia» gli attori non sono mai protagonisti, nel senso che la tensione narrativa è più importante di loro, li «racchiude».