Prendendo a pretesto l’ultima produzione andata in onda, Mister Ignis, Aldo Grasso propone un quadro durissimo, ma lucidissimo, della fiction Rai.
Il pezzo si intitola “Le sette regole della fiction Rai” ma è evidente che tali caratteristiche costituiscano dei veri e propri limiti secondo l’opinione del critico televisivo del Corriere della Sera. Proviamo a vedere queste regole che sembrano essere le linee guida di ogni produzione di fiction della Rai.
“1. Il format ideale è l’agiografia in due puntate” – Di solito vengono prodotte miniserie in due puntate dedicate alla vita di personaggi famosi, ovviamente buoni e degni di lode. Il termine “agiografia” (vita dei santi) è il migliore che Grasso potesse scegliere: il termine inglese biopic risulterebbe estremamente inadatto e troppo moderno per certe produzioni piuttosto antiquate.
“2. I «santi» in questione devono essere «lottizzati»” – I personaggi su cui vengono costruite le fiction Rai sembrano ricoprire l’intero arco costituzionale e politico. I vari personaggi su cui sono basate queste fiction sembrano far riferimento a tutte le diverse aree cultural-politiche.
“3. Le cucine a gas, i frigoriferi, le lavatrici, l’Ignis Varese…” – Nel caso di Mister Ignis ci si richiama agli anni del boom economico degli anni ’60 per scatenare l’effetto nostalgia negli ultrasessantenni. Effetto sempre cercato nelle produzioni di Rai1.
“4. La sceneggiatura è irrilevante (specie per quel che riguarda i dialoghi).” – Le storie, per di più non “originali”, sembrano abbozzate a grandi linee e le scene spesso appaiono stereotipate.
“5. La recitazione è pleonastica.” – Esagerata, basata spesso su luoghi comuni e fortemente caratterizzata sugli stereotipi dei vari personaggi interpretati.
“6. La regia è superflua.” – Sono tutti prodotti simili, sono ricostruzioni storiche in cui la specificità della regia sembra bandita.
“7. Per non turbare l’audience di Rai1, le azioni devono essere «telefonate» almeno cinque minuti prima” – Fiction didascaliche: ogni evento che possa essere ritenuto di rottura deve essere anticipato, spiegato e fatto digerire al pubblico. Si evita il colpo di scena.
L’analisi di Grasso è impietosa ma estremamente reale e calzante sulla gran parte delle fiction Rai (in corsivo e tra virgolette sono riportate le parole esatte del critico).