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Dallas torna in tv con un sequel/reboot

Il cast del nuovo Dallas

Il perfido John Ross Ewing, meglio conosciuto come J.R. (o italianizzato in Gei Ar) sta per tornare sugli schermi americani. Stanotte sugli schermi della Tnt, tv via cavo USA, andrà in onda un’anteprima della nuova serie di Dallas, di cui nella prossima estate (2012) saranno trasmessi 10 episodi. 

Da tempo la rete cercava una buona sceneggiatura per riproporre in versione aggiornata la serie che andò in onda dal 1978 al 1991 sulla Cbs. Con la puntata pilota scritta da Cynthia Cidre hanno capito di avere delle ottime basi su cui costruire una nuova narrazione.

Bisogna sottolineare che questa nuova serie non è un remake o uno spin-off ma un vero e prorio sequel, un reboot, un nuovo inizio in cui compariranno i vecchi attori e che vedrà la storia incentrata sulle nuove generazioni della famiglia Ewing.

Oltre a Larry Hagman (80 anni) saranno presenti anche Patrick Duffy nel ruolo di Bobby Ewing, il fratello buono di J.R. e Linda Gray, l’infelice e alcolizzata Sue Ellen.

Se la serie originale si basava litigi, amori e intrighi della famiglia Ewing, magnati del petrolio e dell’allevamento, in lotta con la famiglia rivale Barnes, questo reboot si baserà sulle faide interne, la lotta di potere e d’amore tra i cugini Ewing: il figlio di J.R. intepretato da Josh Anderson e il figlio adottivo di Bobby, interpretato da Jesse Metcalfe, il giardiniere di Gabrielle Solis in Desperate Housewives. Dalla stessa serie arriverà anche Brenda Strong (la voce narrante Mary Alice in DH) che interpreterà la compagna di Bobby Ewing.

Ma per parlare della nuova serie ci sarà tempo, vogliamo qui dedicare spazio ad analizzare cosa ha rappresentato Dallas nella storia dell tv americana e anche italiana.

Dallas è nella top ten dei dieci programmi televisivi più visti di sempre: l’episodio finale della stagione 1979-1980 venne vistoda 85 milioni di americani.

Dalle pagine del Corriere della Sera, Aldo Grasso evidenzia come:

«Dallas» è stata la carta vincente di Silvio Berlusconi per lanciare il neonato Canale 5. Correva l’anno 1981 e la Rai aveva acquistato i primi episodi, trasmettendoli su Rai 1 fra molte perplessità e diffidenze. Con incredibile tempismo, Berlusconi volò in America e acquistò i diritti di trasmissione per l’intera serie.

Nacque così, anche nel nostro paese, la contro-programmazione regalando un grande decollo al gruppo Fininvest (oggi Mediaset).

Ma Aldo Grasso si sofferma anche sulle novità stilistiche e narrative di Dallas:

L’aspetto più innovativo di «Dallas» è consistito nel mettere in scena non business e amori e nemmeno petrolio e tradimenti, ma un mondo popolato da «cattivi». Il serial proponeva un modello di comportamento fondato sulla prevaricazione, sulla disgregazione della famiglia, sull’odio […] A Dallas sono tutti cattivi […] In passato, il cattivo era solo, anzi la solitudine era proprio uno dei tratti distintivi di quel sinistro brio che anima la cattiveria. Perdere un episodio di «Dallas»voleva dire non solo smarrire il senso della trama ma anche scoprire che ognuno dei protagonisti aveva acquisito nel frattempo nuove alleanze e nemici, che ognuno aveva commesso la sua piccola o grande parte di male.

Il critico televisivo del Corriere mette anche in luce come il “caso” Dallas abbia fatto entrare la tv nell’ambito accademico, spianando la strada agli studi sulla grande serialità americana.

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