A quasi quattro anni dalla sua morte, Oriana Fallaci torna a far discutere. L’occasione è una lettera inedita scritta a Chicco Testa nel 2000 e pubblicata da “il Riformista”. Nella missiva, la scrittrice che ha risvegliato “la rabbia” e soprattutto “l’orgoglio” dell’Occidente dopo gli attacchi terroristici del 2001, ci regala alcuni suoi pensieri sulla guerra civile italiana dal ’43 al ’45. L’argomento principale che affronta è l’uccisione, “l’assassinio” di Gentile e la mediocre condotta degli antifascisti comunisti. Secondo la scrittrice i partigiani comunisti furono dei “cacasotto” perché ammazzarono il filosofo inerme ma non ebbero il coraggio togliere le mine tedesche dai ponti di Firenze. Il pensiero della Fallaci, con questi giudizi, si inserisce in quel filone revisionista, a cui tanto ha dato anche Giampaolo Pansa, che tende a sottolineare come sotto l’etichetta di “resistenza” si celi una vera e propria guerra fratricida tra italiani con i comunisti sempre pronti ad usare la violenza per giocare al rialzo e portare a termine la loro sperata rivoluzione che li avrebbe condotti al potere.
La partigiana Fallaci fa a pezzi l’antifascismo
di Marcello Veneziani