Venerdì scorso si è conclusa la quindicesima edizione di Zelig.
L’ultima puntata ha sfiorato i 4,6 milioni di spettatori ma è uscita sconfitta nello scontro con Tale e Quale Show.
Quest’anno sono andate in onda 15 puntate: nei primi due terzi della stagione, Zelig ha vinto sul competitor ma nelle ultime settimane ha mostrato il fiato corto. Tuttavia la media di ascolto della stagione rimane eccellente. Scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera:
5 milioni di spettatori in media e quasi il 20% di share rappresentano un ottimo risultato per la generalista, che subisce la frammentazione dei consumi, ma certo siamo lontani dai fasti di soli tre anni fa.
La trasmissione però appare un po’ stanca: forse 15 puntate sono troppe e si rischia l’effetto ripetitività (stessi comici, sketch simili solo scambiati in scaletta). Inoltre a noi sembra che sia sottodimensionato il ruolo di Paola Cortellesi. L’attrice ha sempre dimostrato molte capacità in molti campi e ridurla alla sola conduzione ci pare sia sottovalutarla. Ma un uso diverso della Cortellesi sottintenderebbe un ripensamento del format del programma che da semplice cabaret dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio varietà.
Proprio questo è stato il ragionamento che ha fatto qualche settimana fa Claudio Bisio ospite di TvTalk. Un’operazione di rinnovamento per Zelig pare necessaria e si dovrà capire cosa lo si vuol far diventare nel futuro.
Ma detto ciò, come sottolinea Grasso, Zelig rimane un prodotto vitale soprattutto perchè richiama un pubblico giovane, particolarmente interessante dal punto di vista pubblicitario:
a differenza dei programmi concorrenti del venerdì di Rai1, pensati per spettatori dai 65 in su, il palco degli Arcimboldi continua a essere apprezzato dai giovani (oltre il 30% di share fra i 15 e i 24 anni).
Insomma, Zelig rimane un buon prodotto ma per evitare una triste decadenza è necessario un ripensamento del programma.
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