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“Marcia su Roma – Nella mente del Duce”, lo speciale in onda giovedì 27 ottobre 2022 su Focus

marcia-roma-focusIn occasione della ricorrenza del 100ennale, giovedì 27 ottobre 2022 alle ore 21.15, Focus (canale 35) propone lo speciale Marcia su Roma – Nella mente del Duce. L’approfondimento, a cura di Carlo Gorla, con la regia di Roberto Burchielli, produttore esecutivo Paola Tancioni, è condotto dal giornalista, scrittore e saggista Tommaso Cerno

Il documentario, ambientato tra Milano e Roma, racconta la parabola del Duce, toccando alcuni luoghi-simbolo del Ventennio. A Milano, Piazza San Sepolcro, Piazza della Scala e DORS (Deposito Officina Rotabili Storici), di Fondazione FS italiane, con i suoi treni dell’epoca e stazione da cui Mussolini partì per la Capitale.

A Roma, il Palazzo delle Esposizioni, il Palazzo della Civiltà, il Quirinale e la Rimessa Presidenziale di Roma Termini, sempre di Fondazione FS italiane: qui, infatti, si trova un vagone uguale a quello su cui Mussolini viaggiò nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 1922, per andare a ricevere l’incarico di formare il governo da Vittorio Emanuele III.

Lo speciale, scritto da Tommaso Cerno, con Beba Slijepcevic, e la consulenza dello storico Amedeo Osti Guerrazzi e dello scrittore Enzo Antonio Cicchino, raccoglie le testimonianze di autorevoli esperti, come l’ex segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, il giornalista, saggista e scrittore Paolo Mieli, il critico d’arte e scrittore Vittorio Sgarbi, il drammaturgo, attore e regista Massimiliano Finazzer Flory, il direttore di Fondazione FS Italiane Luigi Francesco Cantamessa e il professore di Psicologia Clinica dell’Università Bicocca di Milano Fabio Madeddu che, insieme a filmati e materiale d’archivio, ricostruiscono e spiegano il clima del Paese in quell’epoca.

Intento di Marcia su Roma – nella mente del Duce è anche quello di mettere in luce le due narrazioni dell’evento: quello di come effettivamente si svolse e quello ufficialmente imposto al Paese da Mussolini.

Un resoconto ampio e storicamente accurato, che abbraccia anche l’aneddotica mostrando come i protagonisti della Marcia fossero le pedine di una gigantesca partita a scacchi, vinta dal Re Nero Benito Mussolini, contro gli uomini dell’intera classe liberale, cattolica e socialista.

Il documentario, inoltre, ha come obiettivo quello di provare a dare risposte a numerosi interrogativi: quali sono stati i trucchi e le strategie di questo gioco, che in breve condusse alla dittatura? Chi sono stati i protagonisti, gli Alfieri, le Torri, i Re, le Regine, e i giocatori di questo complesso attacco allo Stato liberale? Con quali mosse, Mussolini riuscì nello Scacco Matto e divenire così Il Duce?

Marcia su Roma – nella mente del Duce si avvale di filmati e materiale di archivio provenienti da Istituto Luce, Cineteca Milano e Getty Images, insieme al repertorio storico free di fondazioni e dagli archivi Mediaset.

Il documentario è nato con la collaborazione editoriale dei partecipanti al Master Executive Programme in Creatività e Gestione dei Format Televisivi, della Luiss Business School di Roma.

La marcia su Roma: la catena degli eventi

Opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone d’Italia, la Marcia su Roma viene guidata dai quadrumviri dal Partito Nazionale Fascista, Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi.

L’obiettivo della Marcia era il colpo di Stato per favorire l’ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo italiano. Arrivato a Roma, Mussolini, che si oppose a ogni compromesso propostogli da Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, e grazie al sostegno di cui godeva tra alti ufficiali e industriali, ricevette l’incarico di formare il governo.

Se il re avesse accettato il consiglio di Luigi Facta e Pietro Badoglio, quello di proclamare lo stato d’assedio, non ci sarebbero state speranze per le camicie nere. Da allora, la Marcia viene propagandata come il prologo della rivoluzione fascista. E il suo anniversario, non senza polemiche, ancora oggi viene celebrato dai seguaci del Duce.

Marcia su Roma, i fatti del 27 ottobre

L’organizzazione prevedeva la suddivisione dell’Italia in 12 zone e, tra il 27 e il 28 ottobre, l’occupazione di vari edifici pubblici dei principali centri da parte delle squadre fasciste. Vengono quindi occupati prefetture, uffici postali, telegrafici e telefonici, e stazioni ferroviarie, a partire dai centri in cui era già nota una disponibilità a collaborare da parte delle autorità. Insurrezioni hanno luogo a Pisa e a Siena; a Cremona, scontri armati e morti; a Foggia, i fascisti occupano vari uffici pubblici, come ad Alessandria, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Gorizia, Novara, Pavia, Piacenza, Porto Maurizio, Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia e Verona. A Perugia, scelta come sede di coordinamento, sono presenti Italo Balbo ed Emilio De Bono. A Roma, dal pomeriggio, il comando viene assunto dal generale Emanuele Pugliese, che predispone il piano di difesa della Capitale, con sospensione degli snodi ferroviari di Civitavecchia, Orte, Avezzano e Segni, e l’istallazione di blocchi attorno alla città da parte dell’esercito. In serata, Luigi Facta presenta al re le dimissioni del proprio governo e nella notte si tiene una riunione presso il ministero della Guerra, dove si stabilisce di convocare un Consiglio dei Ministri. Il CdM decreta lo stato d’assedio in tutta Italia dalle ore 12 del giorno successivo, l’interruzione delle linee ferroviarie, la sospensione del servizio telefonico pubblico e la censura telegrafica. Alle 7.30 del mattino seguente, i prefetti verranno informati con un telegramma.

Marcia su Roma, i fatti del 28 ottobre

Inizia il raduno dei fascisti a Foligno, Monterotondo, Santa Marinella e Tivoli: in totale, circa 16mila uomini. Alle 9.00, il decreto per lo stato d’assedio viene presentato al re, che rifiuta di firmarlo. Attorno a mezzogiorno, il governo invia un nuovo telegramma ai prefetti, per annullare il precedente. È il via libera all’insurrezione fascista, che in questo modo non incontra alcuna opposizione. Nel pomeriggio, Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta dà l’incarico per la formazione di un governo ad Antonio Salandra, ma il tentativo viene vanificato dall’opposizione fascista. I giornali non legati ai fascisti o ai combattenti vengono diffidati dall’uscire il giorno 29, e le tipografie di molti giornali, soprattutto di sinistra o dei popolari, saranno incendiate. La stampa fascista, intanto, enfatizza la decisione del re di non firmare il decreto per lo stato d’assedio.

Marcia su Roma, i fatti del 29 ottobre

Visto lo stallo della situazione politica, il 29, Benito Mussolini, rimasto a Milano, viene contattato per raggiungere Roma e ricevere l’incarico dal re per formare il governo. Il Duce, in serata, parte in treno.

Marcia su Roma, i fatti del 30 ottobre

La mattina del 30, le squadre dei fascisti raggiungono le vicinanze della Capitale. Mussolini arriva a Roma e incontra il re per formare il nuovo governo: l’elenco dei ministri viene presentato al sovrano la sera stessa. Il re acconsente anche ad una sfilata delle squadre fasciste al Milite ignoto e al Quirinale. Colonne armate, si mettono quindi in moto per entrare in Roma. Le violenze fasciste non si fermano. La sede socialista in via Seminario viene invasa e, in serata, viene devastata l’abitazione dell’onorevole Giuseppe Mingrino. Al passaggio della colonna guidata da Giuseppe Bottai, attraverso il quartiere di San Lorenzo, vengono esplosi colpi d’arma da fuoco: ne segue una battaglia per tutto il quartiere, che, secondo le notizie dell’epoca, provoca sette morti e numerosi feriti. Anche il giorno successivo, sempre a San Lorenzo, altre violenze.

Marcia su Roma, i fatti del 31 ottobre

Il quotidiano Il Popolo d’Italia pubblica l’ordine di smobilitazione. Le violenze non si fermano: bastonate e olio di ricino, con attacchi contro le abitazioni di Nicola Bombacci, di Francesco Saverio Nitti e di Elia Musatti. Stesso metodo, anche nei giorni successivi, come nel caso dell’aggressione al comunista Giuseppe Lemmi, il 1º novembre. Nel pomeriggio del 31 inizia la sfilata dei fascisti all’Altare della Patria e al Quirinale: un esercito di privati cittadini, con armi detenute illegalmente, sfila davanti al re, al capo dello Stato e al presidente del Consiglio dei ministri appena nominato, in totale spregio alle autorità che rappresentavano.

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