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Report, puntata del 9 aprile 2018

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Lunedì 9 aprile 2018, in prima serata su Rai3, nuovo appuntamento con Report, condotto da Sigfrido Ranucci.


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Le inchieste della puntata:

“Intesa di salvataggio” di Giovanna Boursier. I lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, presieduta dal senatore Pierferdinando Casini e istituita per indagare sulla crisi del sistema bancario italiano, chiudono il 30 gennaio con una relazione che sostanzialmente imputa i fatti alla mancata vigilanza e alla scarsa comunicazione tra Banca d’Italia e Consob. Una task force di quaranta parlamentari che alla fine non indica i responsabili, né per i fallimenti delle banche popolari, né per le truffe a centinaia di migliaia di risparmiatori. Tra gli auditi anche l’ex ad Unicredit, Federico Ghizzoni, che ha confermato che l’allora ministra Maria Elena Boschi aveva chiesto di valutare un intervento su Banca Etruria, mentre il governatore Ignazio Visco ha precisato che a chiedere di intercedere per Banca Etruria in Banca d’Italia era sceso in campo anche l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Eppure, come ha dichiarato lo stesso Pier Carlo Padoan, l’unico deputato a interloquire sulle banche è lui: il ministro dell’Economia. Il senatore Casini, appena rieletto, ha spiegato in un’intervista esclusiva a Giovanna Boursier perché Renzi lo ha scelto come candidato a Bologna e i retroscena dei lavori della Commissione. L’ad di Banca Intesa Carlo Messina, che ha acquistato a un solo euro la good bank delle popolari venete, spiega invece perché ha chiesto al governo italiano cinque miliardi cash e garanzie per 12 miliardi per intervenire. Soldi che oggi si scopre pesano su deficit e debito. È stata la strada migliore? Il Governo aveva anche detto che per il salvataggio delle venete non c’erano altre offerte, invece Report ne ha scovata una.

“Gli sfibrati” di Giuliano Marrucci. Nei prossimi cinque anni il traffico di dati sulla rete triplicherà. Le tecnologie del futuro, dal cloud all’internet delle cose, passando per realtà aumentata e virtuale, hanno tutte una gran fame di banda. L’unica tecnologia in grado di garantirne a sufficienza è la fibra ottica. Ma dopo dieci anni, circa due miliardi di fondi pubblici già spesi e otto miliardi stanziati, la fibra per tutti gli italiani è ancora nel mondo dei sogni. Che fine avranno fatto i nostri soldi? Quando riusciremo a metterci al passo con il resto d’Europa?

“Cartellino rosso per i furbetti” di Alessandra Borella. La media è di tre licenziati al mese, da quando è in vigore il decreto Madia contro i furbetti del cartellino nella pubblica amministrazione. Tra loro c’era Letizia Beato, dipendente del Campidoglio da 27 anni. Il 20 aprile 2017 si sente male, esce senza timbrare, finisce in ospedale e si trova licenziata nel giro di un mese. A distanza di un anno il tribunale di Roma annulla tutto e l’impiegata viene reintegrata, con dieci mesi di stipendi arretrati e il pagamento delle spese legali a carico del Comune. Siamo solo al primo grado del giudizio civile e già si vede che il “procedimento lampo” non va proprio alla velocità del fulmine. Il decreto Madia ha introdotto l’obbligo di sospendere subito il furbetto beccato in flagranza e di sanzionarlo entro trenta giorni, invece dei 120 che concedeva la legge Brunetta anti-fannulloni. Ma zelo e velocità si scontrano con i tempi dei procedimenti paralleli – civile e penale – e con gli errori che gli enti pubblici possono commettere per rispettare i termini. Alla fine chi la spunta? Il presunto furbetto o l’ente che vuole liberarsene?

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