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Tv Spagna: il Tribunale Supremo oscura 9 canali (2 sono di Mediaset)

Una pesante sentenza si è abbattuta sul mercato televisivo spagnolo… Allo scoccare della mezzanotte di ieri sono stati oscurati ben 9 dei 24 canali nazionali spagnoli sulla piattaforma digitale terrestre, in esecuzione di una sentenza del Tribunale Supremo del dicembre 2012, che ha giudicato nulla la procedura di assegnazione delle frequenze fatta nel 2010 dal governo Zapatero, senza gara pubblica, dopo lo spegnimento del segnale analogico. 

I canali che stanotte sono spariti dai televisori spagnoli sono: la Sexta 3 (cinema; 1,6% di share a aprile 2014), Xplora (doc, docu-reality e factual; 1,7% di share a aprile 2014) e Nitro (target maschile; 1,7% di share a aprile 2014), del gruppo Atresmedia, risultato dalla fusione di Antena 3 e la Sexta; i canali La Siete (canale a target femminile a base di soap e telenovela, ne avevamo parlato qui »; 0,8% di share a marzo e aprile 2014) e Nueve (da febbraio 2014, conseguentemente al cambiamento di linea editoriale di La Siete, era diventato la catch-up tv di Mediaset Espana con repliche delle trasmissioni di TeleCinco e Cuatro; 0,9% di share a aprile 2014) del gruppo Mediaset Espana; AXN, canale di Sony veicolato dal multiplex di Veo TV (guidato da Unidad Editorial), tornato dal 30 aprile ad essere pay tv; mentre Net TV, il cui principale azionista è Vocento, ha chiuso due canali di televendita, che recentemente avevano smesso di ospitare Intereconomia e MTV.

Nel novembre del 2012 il Tribunale Supremo aveva annullato l’accordo del Consiglio dei ministri del luglio 2010, con il quale si assegnava direttamente e senza concorso le frequenze in DTT di ambito statale, accogliendo in parte un ricorso presentato dalle imprese Infraestrutura e Gestion 2002 S.L.. L’Union de Televisiones Comerciales en Abierto (Uteca), l’associazione dei broadcaster privati spagnoli, ha presentato a sua volta ricorso alla sentenza del Tribunale Supremo, per violazione dei diritti degli operatori televisivi e di tutto il settore audiovisivo e per la “situazione di insicurezza giuridica senza precedenti” introdotta a livello di business e regolamentare e il danno all’industria. Il patronato delle televisioni aveva chiesto la sospensione cautelare della sentenza, in attesa del pronunciamento sul ricorso presentato, una richiesta rigettata dall’alto tribunale.

(fonte ANSA, 6 maggio 2014)

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