Aldo Grasso, sul Corriere della Sera del 24/7/2013, definisce Nord Sud Ovest Est “un po’ documentario pop e un po’ gita scolastica”.
Il critico televisivo (qui l’articolo completo ») riconosce che la trasmissione di Italia 1 ha una struttura chiara:
La struttura è chiara: la lista dei tormentoni da depennare ogni volta, la scelta di una canzone, l’identikit del brano, dell’artista e dell’anno, il viaggio sul furgoncino hippie, il primo incontro «casuale» con i cantanti, da Spagna e Sabrina Salerno a Nek e Alexia, il «passaggio» verso le loro case, l’ultima celebrazione attraverso alcuni oggetti.
Secondo Grasso, però, al quarto tormentone della serata “il format comincia però a stancare”. Di Pezzali, il critico sostiene che stia studiando “da Gianni Morandi e non si può volergli male”. Meno tenero il giudizio su Paola Iezzi e Jake La Furia: “meno convincenti nel recitare con entusiasmo battute apprese a memoria”.
Grasso riconosce al programma un pregio:
il lavoro sull’archivio della tv commerciale (altri dovrebbero prendere nota): gli spezzoni di «Popcorn», «Vota la voce», «Drive In», persino dei «Ragazzi della III C», oltre all’immancabile «Festivalbar», diventano la scusa per restituire il sapore di quegli anni, raccontare carriere, ricordare momenti spensierati.
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