Questo post celebra gli ascolti del debutto della serie tv statunitense Arrow (da ieri in prime time su Italia 1).
Perché scrivere un pezzo per parlare degli ascolti di una serie tv? E’ vero che sono andati in onda solo i primi due episodi ma i risultati sono stati quasi da record. A memoria di chi scrive, negli ultimi anni, nessuna serie tv ha raggiunto tali dati:
1°episodio: 3.251.000 spettatori, share 10.69%. 2°episodio: 3.360.000 spettatori, share 12.39%. Media: 11.49% di share. 15.50% di share sul pubblico 15-64 anni; 19.26% di share tra i 15-34 anni.
Circa 3,3 milioni con l’11.5% di share. Un risultato eccellente per una serie tv sugli schermi italiani. Se escludiamo i grandi capolavori come Lost o Dr. House o le prime serie di Desperate Housewives (che rappresentano la golden age del genere), nessuna serie tv in Italia – negli ultimi anni – ha raggiunto e superato i 3 milioni. E non perché i prodotti non fossero di qualità, anzi. Le serie tv sono i grandi romanzi moderni e in molti casi sono più pregiate del cinema. Eppure in Italia questi prodotti non hanno mai costituito un clamoroso successo di ascolti perché molti giovani (target a cui, per lo più, si indirizzano) guardano anticipatamente le puntate sulle reti pay o le scaricano da internet, più o meno legalmente.
Anche Aldo Grasso, sul Corriere della Sera di stamani (quindi prima di conoscere i dati di ascolto) scrive:
Di fronte ad «Arrow» non bisogna porsi troppi problemi: molta azione, molti duelli, molti intrighi. C’è da chiedersi piuttosto se il pubblico cui si rivolge, prevalentemente giovanile, sia ancora disposto all’appuntamento seriale. Hood, le puntate, se li scaricherebbe prima.
La “profezia” di Grasso non era campata in aria (dato anche che la serie è piuttosto giovanilistica), ma questa volta possiamo dire che Arrow ha spiazzato tutte le nostre aspettative e persino quelle del critico del Corriere.
No Pings Yet