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Il carteggio Mussolini-Petacci, stasera su Rai3

La storia della Repubblica Sociale Italiana e la vita quotidiana di Benito Mussolini e Clara Petacci nel documentario Mussolini. Il cadavere vivente di Giuseppe Giannotti, Davide Savelli e Clemente Volpini, con la regia di Fedora Sasso, in onda stasera alle 21.05, su Rai3


Un progetto nato dalla collaborazione tra La Grande Storia di Rai3 e RES-RaiStoria di Rai Educational, con l’Archivio Centrale dello Stato, per raccontare, attraverso le lettere scritte dal dittatore e dall’amante durante i seicento giorni di Salò, interpretate in video da Michele Placido e Maya Sansa, il periodo buio della fine del fascismo.

Trecentodiciotto. Tante sono le lettere scritte da Benito Mussolini tra l’ottobre del 1943 e l’aprile del 1945. Diverse centinaia le risposte di Claretta. Dattiloscritte, manoscritte, stilate e inviate di getto, a volte trattenute. Vere e proprie confessioni. Mussolini è un fiume in piena. Un racconto in presa diretta, quasi una cronaca.

Nelle sue parole, il tradimento del 25 luglio e l’armistizio dell’8 settembre. L’odio nei confronti di Badoglio e del Re Vittorio Emanuele“..Ma prima di parlare di noi, parlo della nostra cara, grande, infelicissima Italia, due volte massacrata e tradita il 25 luglio e l’8 settembre. Quale infamia nei capi, re e Badoglio – quale incoscienza nel popolo, quanti tradimenti e viltà.”


La delusione per gli italiani: “…Ti confesso che sono umiliato. A difendere la valle del Po, l’ultimo lembo di terra nostra non c’era un soldato italiano. Né ci sarà.”

Il crepuscolo del dittatore: “…E ora su questo gentile paesaggio, debbo occuparmi delle mense, dei buoni di prelievo e dove e quando e quanto e da chi e come. Una infinita noia mi sopraffà. Pur così vuoto e detestandomi ti abbraccio. Ben”

Si firma Ben, il Duce della Repubblica Sociale Italiana. Come sempre, come negli “anni felici”, ma non è più lui. E’ un uomo stanco, invecchiato, malato. Un ostaggio dei tedeschi, confinato sulle rive del Garda, che si abbandona ai ricordi fra acqua e cielo.

E’ il sognatore naufragato che nel suo sogno ha precipitato il paese nell’immane catastrofe della seconda guerra mondiale. E’ il buffone, il ridicolo personaggio, il fantoccio grottesco, la foglia nel turbine. E’ il cadavere vivente che attende la sua ora.  Al suo fianco, a raccogliere quelle confessioni che voleva distrutte, come sempre Clara:“…Tu sei e rimani il mio amore immutabile.

Il destino ti ha voluto accanto a me. Ci rimarrai a qualunque costo anche nel futuro. Ciò è, storico, anche se la parola è grossa”. (Benito Mussolini, 5 aprile 1944)


Più Clara che Claretta. L’amante – certo – ma anche la consigliera. Soprattutto la donna che muore con e per il dittatore“Io ti ho chiesto di farmi vivere per te se devo, come dovrò, morire per te. (…) Io non posso rinnegare né il mio passato, né il mio presente, né il mio avvenire. Io non fuggo perché storicamente non mi macchio di un gesto vile”.

Pagine ingiallite che riaffiorano oggi dai sotterranei dell’Archivio Centrale dello Stato. Conservate nel Fondo Petacci. Conquistato, dopo un lungo iter giudiziario, con una sentenza della Cassazione che ha riconosciuto “l’importanza fondamentale del carteggio per la storia”.

Guerra, politica, congiure di palazzo e intrighi di partito, ma anche l’amore, la gelosia, il sesso e la salute in una commistione di pubblico e privato che attraversa l’intero carteggio.

E proprio il “privato” ha reso queste carte “riservate”, consultabili liberamente trascorsi settanta anni dalla loro stesura, e che oggi possono essere esaminate solo previa autorizzazione del Ministero dell’Interno. Autorizzazione concessa agli storici Mauro Canali, Giovanni De Luna, Emilio Gentile – a loro è stata affidata l’analisi, l’interpretazione e la riflessione storica dell’intera vastissima documentazione – e a Giuseppe Giannotti per RaiStoria.

Spiega Mauro Canali: “E’ la fine ingloriosa di un ventennio, in cui il Re lo tratta come un malfattore, lo tratta come un delinquente comune. Quindi in questa rabbia di Mussolini nei confronti di Vittorio Emanuele c’è la consapevolezza di essere stato trattato dal re come personaggio privo di valore”

Emilio Gentile: “Mussolini, fin da quando era socialista, paragonava il politico ad un artista e quando è il Duce del fascismo e ha il potere di mettere in pratica le sue idee – lo fa come un artista. E le sue creazioni sono l’Agro pontino, la bonifica delle paludi, le città. E lui vede tutto questo distrutto dai bombardamenti, dall’invasione. È come un grande artista che vede distrutta la sua opera e tutto questo avviene quando lui ha sessanta anni. Per un uomo malato del mito della giovinezza, invecchiare è una maledizione.

Giovanni De Luna: “I rapporti sessuali a cui fanno riferimento, le donne che Mussolini incrocia, sono sempre donne che vengono incontrate in situazioni pubbliche, dopo un’udienza, in una sfilata, in una cerimonia e che quindi in qualche modo alimentano questa commistione tra Lui come Duce e Lui come Don Giovanni e lui come sciupa femmine ma questo sciupa femmine non ha niente di autentico, niente di vivace, di dinamico, è una sorta di coazione a ripetere.”

Giuseppe Giannotti: “L’aspetto più sorprendente da un punto di vista della documentaristica storica è la corrispondenza tra le immagini del duce, nei cinegiornali da Salò, e i suoi pensieri. Le sue riflessioni, riportate in una lettera a Clara, durante l’ultima grande adunata del fascismo, a Milano nel dicembre 1944, danno uno spessore incredibile a quelle immagini”.

E poi i luoghi. Dai depositi dell’Archivio Centrale alle rive del Garda, da Salò fino al Castello della Rocca delle Caminate, residenza estiva del Duce e simbolo del mussolinismo. Riprese da fondere con il repertorio video dell’epoca così da restituire, anche per immagini, la storia di un carteggio che, nella sua interezza, non è mai stato pubblicato e che oggi per la prima viene mostrato.

Mussolini. Il cadavere vivente, in onda su Rai3, anticipa la serie prodotta da Rai Educational per RaiStoriaBen e Clara. Le ultime lettere. Quattro puntate, in onda dal 22 settembre ogni sabato alle 23.00, su Rai Storia, Digitale Terrestre e TivùSat, con molte più lettere e argomenti: dalla rinascita del partito fascista alla nostalgia per la fondazione dell’impero, dalla questione femminile nella Repubblica Sociale agli elzeviri sferzanti di Concetto Pettinato, direttore de La Stampa, dalle riflessioni di “Ben” sulla crudeltà degli italiani ai rimproveri di Clara.

Una serie per approfondire, uno sforzo produttivo che coniuga più stili narrativi, un racconto costruito anche per il web per illustrare ai nativi digitali una pagina importante della storia italiana.

A fine riprese è stato chiesto a Maya Sansa di riferire le sue impressioni e anche un suo giudizio sulle lettere di Clara Petacci: “Quando ho letto, per la prima volta, le lettere di Clara Petacci sono rimasta molto colpita perché ho scoperto una donna che non conoscevo assolutamente: una Clara Petacci ‘inedita’. Spesso è stata descritta semplicemente come l’amante di Mussolini. Forse accontentarsi di questa spiegazione, accettare lo stereotipo donna-amante, è un po’ ingiusto. Dal carteggio emerge, infatti, una persona intelligente, motivata, con una coscienza politica, con un grande ideale, devota a una causa. Un ideale che io non condivido assolutamente. Così leggere le sue lettere è stato,in un certo senso, anche inquietante, ma penso che per investigare l’animo umano sia importante, a volte, prendere le distanze dal proprio pensiero politico. Un personaggio, Clara Petacci, per un’attrice molto interessante.”


L’opinione di Michele Placido: “Credo che questo carteggio sia molto utile, piu’ sul piano umano che sul piano storico. Mussolini è già stato condannato giustamente dalla storia come dittatore, come alleato di Hitler, per le leggi razziali etc…, ma dal punto di vista dell’interpretazione, come attore, aver ripercorso attraverso le sue lettere questa storia, chiamiamola pure d’amore, in cui egli stesso si confessa come io non l’ho mai conosciuto, mi ha profondamente colpito. Mussolini sapeva di esser diventato, alla fine del suo percorso, ‘zero’. Ne era cosciente. Si definisce un fallito, un buffone, un cadavere vivente, una maschera grottesca. Si prende in giro anche fisicamente. Terribile. Non ho mai letto in nessun romanzo o visto in nessun film, sia di destra che di sinistra, una definizione così atroce come lui l’ha fatta di se stesso. Questo carteggio è veramente una grande scoperta”.

(fonte UfficioStampa.Rai.it)

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