Non ci piace fare moralismo sui soldi spesi per realizzare programmi televisivi, come non ci piace chi si scandalizza per gli ingaggi stratosferici delle star, crediamo che sia il mercato a stabilirli.
Ma quando è la tv di stato a spendere cifre pazzesche (che provengono dalla pubblicità ma anche dal canone), allora occorre essere vigili e approfondire la questione. Non si può essere liberisti sulle “uscite” e statalisti sulle “entrate”.
La serie Titanic-Nascita di una leggenda è un prodotto curato e tecnicamente ben realizzato nonostante la sceneggiatura lasci un po’ a desiderare e complessivamente non appassioni.
Titanic è una coproduzione internazionale a cui hanno partecipato Italia, Irlanda, Spagna, Germania, Canada e Usa. La serie è costata 24 milioni di euro di cui 10 sborsati da Rai Fiction (promotrice dell’iniziativa), 4 dalla dalla DAP, la società di Guido De Angelis e figli, e i restanti dai partner stranieri (fonte dati Libero).
Con una spesa del genere sarebbe stato inammissibile che un prodotto di bassa qualità…
Ma gli ascolti non sono stati particolarmente brillanti: la prima puntata è stata seguita 4.095.000 spettatori, pari ad uno share del 15.95%. Con questi dati, Rai 1 ha vinto la serata ma la fiction ha ottenuto risultati peggiori di quasi tutte le altre nel solito slot della prima serata domenicale.
Certo, siamo solo alla prima puntata e gli ascolti potranno anche risalire ma non siamo di fronte a dati esaltanti, in particolare se li valutiamo in base ai costi.
Se i risultati di ascolto fossero stati eccellenti non avremmo avuto nulla da ridire; se i telespettatori non cresceranno sarebbe opportuno che qualcuno si prendesse la responsibilità di aver speso un sacco di soldi per una prodotto che non risponde alle aspettative. Perchè non si può far appello al “mercato” a fasi alterne, se lo si fa per quanto riguarda le spese lo si deve fare anche a proposito dei risultati (ascolti) E comunque la risposta è sempre una: privatizzare la Rai.
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